Quanto sia importante dormire bene lo sappiamo e ce ne accorgiamo soprattutto quando accade l’opposto, cioè riposiamo male. Tuttavia c’è un rischio in agguato per chi si preoccupa troppo del proprio sonno facendone una vera e propria ossessione: cadere nella trappola dell’ortosonnia.
Il termine risale al 2017 e ad un articolo scientifico pubblicato dai ricercatori del from Rush University Medical College e della Feinberg School of Medicine della Northwestern University. Il concetto è recente quanto i dispositivi per misurare il sonno che usiamo da qualche anno.
Sì, le due cose sono correlate perché i dispositivi mobili che ci consentono di monotirare il sonno hanno portato con sé anche un eccesso di zelo nel tenere conto di quei dati. Può portare all’eccesso opposto quando finisci per controllare ossessivamente se e quanto hai dormito bene.
Del resto il rilevamento dei dati, per quanto accurato, è comunque una stima generica, che funziona secondo parametri altrettanto generici. Possono essere utili per tenere d’occhio l’andamento generale ma non possono diventare un riferimento esclusivo.
Il controllo costante, l’ansia di dover avere sempre a disposizione i dati, la ricerca ossessiva del sonno ideale – per quantità e qualità – finiscono insomma per farti dormire peggio, e meno. Meglio crearsi una routine del sonno sana e naturale, senza costrizioni esterne.
Foto di Gregory Pappas su Unsplash