Arriva anche la piscodieta. L’atteggiamento mentale è alla base del dimagrimento. Lo psicologo Raffaele Morelli, autore di “Dimagrire senza dieta”, afferma: “Da alcuni anni osservo nel mio studio l’anima di chi ingrassa. Più di tutto mi colpisce la battaglia di moltissime persone per ritrovare la linea. “Devo farcela, voglio farcela” si ripetono. Compiono sforzi indicibili, provano diete di tutti i tipi, quasi sempre fallimentari. Naturalmente il senso di colpa è grande. Più aumenta, più si torna a mangiare. Non potremo eliminare i chili in più diventando docili soldatini che, a orari cadenzati, mangiano la mela, la fettina di fesa, il petto di pollo. Non è possibile dimagrire, se prima non abbiamo risvegliato una passione, un desiderio, un interesse“.
L’esperto in sostanza spiega come prima di tutto bisognerebbe individuare le mancanze che il cibo va a colmare. Dello stesso avviso pure la pscioterapeuta Paola Vinciguerra e il nutrizionista Giorgio Calabrese, autori del libro “Stress & Dieta. Consigli e rimedi per vivere meglio”: “C’è lo stress del manager e quello della casalinga – spiega il libro, come riportato nell’articolo de LaStampa – c’è lo stress degli studenti e degli sportivi. C’è chi usa i dolci come antidepressivo e chi combatte l’insicurezza con gli spuntini. Chi ha l’abbuffata passepartout, ottima per affrontare una crisi sentimentale come per festeggiare un aumento di stipendio. La cattiva notizia è che non riusciamo più a mangiare serenamente senza una guida autorevole, se una dieta si impone a colpi di spot e testimonial blasonati”.
I test di Paola Vinciguerra dimostrano quanto sia arduo e conflittuale il rapporto con il cibo: c’è chi passa da una dieta all’altra, ci sono le vittime della sindrome dell’alimentazione notturna, ovvero coloro che svuotano il frigo a causa dell’insonnia dovuta a sua volta dall’ansia. Anche le persone affette da vigoressia, ovvero la dipendenza dal fitness, non hanno un buon rapporto con il cibo, come quelle afflitte da ortoressia, ossessionate dal mangiar sano. Nel libro si parla pure del popolo degli happy hour, quelli che mangiano schifezze, bevono troppo, in piedi per giunta, cibandosi in modo veloce, troppo fast.