Vi è capitato di affidarvi con fiducia a una seduta di mindfulness convinti di uscirne più sereni e invece sentirvi, alla fine, più inquieti di quanto avete iniziato? Niente paura, può capitare e non è un segnale negativo né la prova che con voi non funziona. Possono esserci diversi motivi possibili e oggi li scopriamo.
Uno studio pubblicato di recente sulla meditazione e le pratiche di mindfulness ha rivelato che non sono rari i casi in cui alla fine della seduta ci si sente tutt’altro che pacificati. Al contrario, si avverte una sensazione negativa, di disagio generale ma anche di fastidio fisico.
Una motivazione può risiedere nella respirazione che è lo strumento principale con cui calmiamo la mente e pacifichiamo il corpo quando ci dedichiamo a un momento di meditazione. La respirazione consapevole e controllata è il primo passo, e il più importante, per trarre vantaggio dalla seduta. Se non si respira bene la pratica risulta inefficace.
Un’altra ragione possibile è legata ai blocchi emotivi che iniziamo ad affrontare e sentire in tutta la loro forza durante la meditazione, che non lascia scampo: siamo soli con noi stessi, di fronte ai noi stessi. Ci vuole tempo per smontarli e superarli, non mollate alla prima difficoltà.
Un ulteriore motivo di disagio può stare nell’esatto opposto, cioè sentire di non aver concluso niente, di non aver ottenuto risultati. È un atteggiamento insidioso quando ci si approccia alla meditazione. Datevi tempo ma non datevi obiettivi, è un percorso che richiede solo l’attenzione al momento, senza aspettative.