Un gruppo ha seguito un percorso ad ostacoli che comprendeva salire sugli alberi, camminare a piedi nudi o percorrere ponti sospesi in un ridotto spazio di camminata. Gli altri gruppi invece sono stati sottoposti all’ascolto di una lettura o a una lezione di yoga.
Soltanto il gruppo che ha fatto esercizio fisico all’aperto ha mostrato durante il test di memoria un sensibile miglioramento delle proprie prestazioni cognitive: “L’allenamento propriocettivo dinamico può rappresentare un forte stimolo per la memoria operazionale in quanto mentre l’ambiente e il terreno circostanti cambiano la memoria operazionale individuale deve aggiornare le proprie informazioni per adattarsi in modo appropriato”, hanno spiegato i ricercatori che hanno anche sottolineato come questo non si verificherebbe durante le altre attività in quanto lo spazio limitato intorno a sé e la mancanza di modifiche nell’ambiente circostante non attiverebbero i meccanismi “legati al movimento e alla navigazione”.
La dottoressa Trace Alloway ha infine concluso: “Migliorare la memoria operazionale può avere un effetto benefico su così tante aree della nostra vita ed è eccitante vedere come le attività propriocettive possano migliorarla in un periodo così ristretto di tempo”. Quindi meglio dedicarsi all‘esercizio fisico all’aperto piuttosto che rinchiudersi in palestra… Parola di esperti!
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Lo studio, condotto su 602 partecipanti al Western Australian Pregnacy Cohort Study, era diviso in due parti: una scheda di consumo alimentare all’età di 14 anni, divisa tra cibo sano e cibo tipico dell’alimentazione occidentale, a cui sono seguiti dopo 3 anni (età 17) una serie di test svolti al computer per la valutazione della presentazione cognitiva. In base ai risultati ottenuti, i ricercatori hanno evidenziato come a un maggiore consumo di cibo “occidentale” intorno ai 14 anni corrispondessero peggiori valutazioni al termine dei test condotti una volta arrivati ai 17. Cibo spazzatura, carne rossa e bevande zuccherata avrebbero influito in maniera negativa, almeno stando a quello che ha rilevato il gruppo di ricerca guidato dalla Dottoressa Nyaradi sulle prestazioni in termine di tempo di reazione, attenzione visiva, apprendimento, abilità mentale e memoria.
Chi ha invece una dieta sana avrebbe avuto risultati nettamente migliori, frutto secondo i ricercatori di un corretto apporto di nutrienti. Ad alterare le normali prestazioni sarebbe, nello specifico, lo squilibrio del rapporto tra omega-3 e omega-6. La Dottoressa Nyaradi ha riportato che il rapporto dovrebbe essere di 1:1,1 a 1, mentre la dieta occidentale lo sbilancerebbe verso 1:20 o anche 1:25. L’esperta ha poi concluso: “L’adolescenza rappresenta un periodo critico per lo sviluppo del cervello. È possibile che una dieta povera rappresenti un rischio significativo durante tale periodo. Ecco, i nostri risultati puntano in questa direzione”.
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Gli autori dello studio hanno tratto queste conclusioni dopo aver selezionato 108 adulti di età compresa fra i 55 e i 79 anni: 61 di loro hanno partecipato a delle lezioni di hata yoga, gli altri si sono sottoposti allo stesso numero di lezioni di stretching ed esercizi i tonificazione. Seguire lezioni di hata yoga consiste nell’impegnare la mente nella respirazione, nel controllo del corpo, per assumere posture particolari, quindi sono necessarie disciplina e concentrazione. Le persone che si sono dedicate all’hata yoga per 3 volte a settimana, per 8 settimane, hanno evidenziato, rispetto agli altri, un miglioramento delle prestazioni cognitive e praticare questa disciplina ha consentito loro di affrontare agevolmente la vita quotidiana, perché sono riusciti a vivere in maniera più agevole la vita quotidiana, in quanto sono riusciti a portare a termite i loro compiti di tutti i giorni con maggiore concentrazione rispetto agli altri.
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