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Non manca molto all’estate, poco più di un mese, anche se, a dire il vero, stiamo ancora aspettando la primavera. Comunque sia, si spera che tra poco le condizioni meteorologiche ci permettano di trascorrere delle lunghe giornate al mare. Un bel modo per abbronzarsi ma la titianrella ha bisogno di molte precauzioni, perché la pelle va protetta dai raggi solari. Uno studioso del Cnr ha messo appunto un programma basato su un algoritmo. Starsene sdraiati sotto al Solleone diventerà così una questione matematica

Gennaro Spera, dermatologo del Cnr, infatti, sta mettendo a punto, in una ricerca interdisciplinare insieme con Germana Manca, esperta di geoinformations della Manson University, un algoritmo, una formula, per far approdare le persone ad una buona abbronzatura ma, soprattutto, senza danneggiare la salute. Questo tipo di calcolo tiene conto di alcuni parametri variabili:  l’indice giornaliero Uv (radiazioni ultraviolette) medio del luogo di residenza, il fototipo che varia da 1 a 6 (dal meno al più sensibile alle scottature), il tempo di autoprotezione di ciascuno (da 10 minuti del fototipo 1 a 90 del fototipo 6), le variazioni rispetto alle abitudini, al lavoro, al vestiario abituale e all’utilizzo dei mezzi di protezione.
“Dando dei valori prestabiliti a ciascun parametro – ha spiegato Spera all’ Adnkronos – si arriva a ottenere un ‘numero di soglia’, che permette di prendere coscienza, quantificandolo, del singolo rischio da Uv. Infatti il nostro foto-invecchiamento si traduce non solo in rughe, ma soprattutto in cheratosi solari e altre forme, anticamera di piccole neoplasie cutanee, che sono il risultato dell’accumulo nel tempo”. Con questo algoritmo, quindi, potremo capire meglio e con più precisione quale tipo di protezione esige la nostra pelle: “La pelle – ha infatti proseguito Spera – è l’organo più esteso e la sua funzione di ‘barriera’ è vitale per proteggere il corpo dalle aggressioni esterne. Ecco perché se anche il sole fa bene, occorre attenzione. Senza un’adeguata protezione i raggi solari possono provocare danni alla cute, dalla formazione di eritemi alle allergie fotoindotte, all’invecchiamento precoce, fino alle neoplasie”.

E per quelli che si ostinano a non usare protezioni perché convinti che non li facciano abbronzare, il dermatologo ha spiegato: “Sfatiamo la convinzione che i solari non facciano colorire. Usando prodotti con protezione media o alta ci si abbronza ugualmente, solo in modo più dolce e senza causare stress alla pelle. Più graduale è l’approccio con il sole, infatti, più intensa, sicura e duratura sarà l’abbronzatura, che dipende dalla melanina, il pigmento che dà all’epidermide il colore scuro”. Il dottor Spera ha anche dato alcune indicazioni su quando è meglio esporsi ai raggi del sole: “Le ore ideali per esporsi sono le prime del mattino, fino alle 11.00, e il tardo pomeriggio, dopo 17.00. Evitare soprattutto il periodo dalle 12.00 alle 15.00, quando il sole è molto forte e la prevalenza degli Uvb è massima”.

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